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Leonardo Da Vinci: la giegrofia del core

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Nell’inverno del 1512 il celebre Leonardo da Vinci inizia a concentrare le sue ricerche sulla fisiologia cardiovascolare: gli studi si svilupperanno su carcasse di buoi e, più tardi, su corpi umani.

Allo studioso è chiaro che, per poter comprendere la vita organica, deve spiegare la distribuzione del sangue nel corpo e l’attività cardiaca attraverso l’uso della cera e modelli in vetro dell’aorta.

Il genio del Rinascimento sceglie di concentrarsi su quello che definisce “sangue caldo” per un semplice motivo: il calore era ritenuto dues ex machina per la formazione di sostanze eterogenee.

Leonardo, alla base di questo riscaldamento, cita il moto accidentale (in senso aristotelico) da opporre al moto naturale della gravità, un moto in grado quindi di spingere dal cuore alla parte superiore del corpo, e dalle parti inferiori all’intestino attraverso il riflusso sanguigno, in quanto parte del ciclico metabolismo dei tessuti.

Infine possiamo estrapolare dagli scritti di Windsor un pensiero, quasi, stoico-biologico: “il sangue […] al continuo more e rinasce” poichè i processi di vita e di morte, crescita e decadimento, si sovrappongono continuamente.