Vai al contenuto

News  |  L’indifferenza a scapito della solidarietà

Home » L’indifferenza a scapito della solidarietà

L’indifferenza a scapito della solidarietà

  • 6 min read
Dei curiosi punti di vista

I temi al centro di un’istituzione come AVIS sono molteplici: un esempio è la solidarietà. Non c’è che essere donatori per cogliere l’essenza dell’essere solidali e non solo, ma vogliamo riprendere un articolo comparso sulla rivista “nuova e nostra”:

Perché, nella società attuale, sembra prevalere l’indifferenza a scapito della solidarietà?

Il titolo (un po’ provocatorio) e le opinioni riportate, da quella di ispirazione religiosa a quella suggerita dalle reminiscenze del passato, portano a riflettere su come i valori caratterizzanti AVIS non sempre identificano l’uomo nella società.

Scegliere di diventare donatori vuol dire arricchire il proprio percorso di vita con le sfumature di termini come solidarietà senza darla per scontata!

Di seguito i curiosi punti di vista che legano indifferenza e solidarietà.


Dalla rivista “Nuova e Nostra” n.2/2023 – “La rubrica tutta vostra – domande d’oggi”

a cura di Maria Teresa Fiscaletti

“Si tratta di un tema molto attuale” commenta Maria Grazia Penco “Anche il Papa ne parla. Diciamo che l’uomo ha una radice egoistica, tende a pensare principalmente a se stesso. Dalla metà del secolo scorso, poi, abbiamo raggiunto, a parte le eccezioni, un certo benessere generale.
Questo ha dato un senso di ottimismo e portato a pensare che tutto sia dovuto, che non bisogna fare alcuna fatica.
Una volta si era più aperti alle esigenze altrui, c’era condivisione.
Adesso ognuno pensa a sé, alla carriera. Spesso, però, le carriere vengono interrotte, bloccate dalla difficile situazione attuale: un dirigente, se l’azienda da cui dipende fallisce, si trova dall’oggi al domani senza lavoro.
C’è molta disoccupazione. È vero che i Mercati si sono allargati, ma non sempre questo è un vantaggio. A livello delle grandi Nazioni vi sono grossi interessi che spesso vanno a danno degli altri. Anche la situazione climatica è legata all’egoismo dell’uomo che crede di dominare il mondo ed esserne padrone.
L’indifferenza è l’istinto negativo dell’uomo e le conseguenze oggi sono più diffuse e frequenti”.

“Il Papa dice che l’indifferenza è un grosso male di questa epoca e di questo mondo” aggiunge Maria Luisa Lugli “Devo ammettere che io ho anche esperienze di solidarietà. Appartengo all’Associazione di San Vincenzo e chi ne fa parte ha una mentalità solidaristica. Nel Vangelo c’è una frase che recita: Fa’ che non passi vicino a qualcuno che ha bisogno con lo sguardo indifferente.
Purtroppo viviamo un periodo pieno di problemi: c’è paura, diffidenza soprattutto verso le persone che provengono da altri Paesi e appartengono a religioni diverse.
Ognuno si disinteressa delle difficoltà altrui per non perdere quel minimo di sicurezza personale, ognuno cerca di coltivare il proprio orticello.”

“C’è un po’ di inquietudine” riflette Antonietta Cairoli “Oggi la vita è molto frenetica. Se ci si ferma davanti a un incidente, si teme di andare incontro a fatti spiacevoli, c’è il timore di dover ammettere i propri limiti.
Vi sono, comunque, persone buone che aiutano: le Associazioni, per esempio, e certi giovani che fanno volontariato e assistono gli anziani, creando un legame prezioso tra le generazioni.
Ho fiducia nell’Italiano, penso che abbia attenzione verso il prossimo, che non tutto sia negativo.
Certo le notizie brutte fanno più rumore: vedi i rave party. Quei giovani che si radunano forse non hanno una famiglia solida alle spalle.
Di conseguenza, cercano nel gruppo l’appartenenza, un punto di riferimento.
Sto leggendo ai miei nipotini il libro ‘Cuore’, un testo prima considerato antico, ora riscoperto e rivalutato perché parla di sentimenti e i sentimenti sono sempre attuali.
Il libro di Edmondo De Amicis contiene racconti dove si parla anche del dolore.
lo cerco di far vedere il dolore dal punto di vista positivo: si può morire in maniera dignitosa, ma nell’Aldilà.”

“L’indifferenza è triste e tragica” afferma Bruna del Vaglio “La più tragica delle miserie. A mano a mano che la Fede e i valori universali discendono, crolla tutto, manca la base. Senza la Fede si perde la cognizione della realtà, è un brutto vivere, subentra la paura e la paura ti chiude dentro.
Nel mondo di oggi tutto è idolatria, fanatismo, non si parla della morte. Solo la religione cattolica parla della morte come liberazione, rinascita, attesa per la resurrezione.”

“La Società è cambiata” risponde Carlita Rebonato “Una volta vivevamo in un contesto diverso. lo abitavo in un paese dove c’era unità.
C’erano anche i pettegolezzi perché si sapeva tutto l’uno dell’altro.
Però, se succedeva qualcosa di importante, ecco che tutti si univano, si davano da fare. Adesso ognuno va per la sua strada, in città quasi non si conosce il proprio vicino.
In passato ci si formava nelle Parrocchie, c’erano le Associazioni, si sapeva chi aveva più bisogno e lo si aiutava. Sono cresciuta con questo senso di solidarietà. Adesso i giovani sono più individualisti, tutti votati alla tecnologia.
Sembra che senza cellulare non si possa stare. Certo la tecnologia serve, ma quando si va oltre il lecito, non è bene.
L’abuso va a scapito dell’umanità. Una volta tirare dritto davanti a chi aveva bisogno era un’eccezione, adesso temo che sia la norma.
Prendi le visite ai cimiteri: un tempo, nella ricorrenza dei morti, i Camposanti erano pieni di persone che deponevano fiori e pregavano sulle tombe dei loro cari, temo che quando non ci sarà più la mia generazione e quella successiva, nessuno si ricorderà dei defunti.”

“Prevale l’indifferenza perché non siamo più abituati a essere generosi” dice Rina dell’Orto “Quando io ero una ragazza, in famiglia lavoravamo tutti.
Mio papà, invece, era infermo, ma non è mai stato solo. I vicini, i conoscenti si prodigavano per assisterlo durante la nostra assenza.
Non è per rimpiangere il passato e restarne attaccati. Un tempo la vita era diversa, c’era più Dio nel cuore della gente.”

“Manca la spiritualità” è il parere di Maria Rosa Caltroni Orsini “Essa collega tutto e supplisce a tutto. Manca l’educazione alla spiritualità, a ciò che non è solo terreno, ma trascendente. Non si ha più una visione superiore. Mia mamma mi ha educato a questo, facendomi il regalo più bello: la Fede. Mi diceva: Non tralasciare mai la messa perché può capitare che quando non potrai più parteciparvi, ti mancherà.
Molti nostri giovani non sono educati alla spiritualità, per questo non vivono bene e non sono felici.”

“Purtroppo è così: manca la spiritualità” concorda Paola Corbellini “C’è chiusura, non si parla più con gli altri. Per riserbo, timidezza, diffidenza anche.
Magari nei piccoli paesi, proprio perché ci si conosce tutti, c’è maggior condivisione.
In città non c’è più dialogo tra le persone. lo, comunque, se incontro qualcuno, cerco sempre l’approccio, sorrido, saluto, cerco di comunicare, ma non sempre trovo accoglienza.”

“Un mattino, per strada, ho incontrato un ragazzo che vendeva quadretti dipinti da lui” termina una socia che preferisce rimanere anonima. “Gli ho detto che non avevo denaro con me. Lui mi ha ringraziato ugualmente per avergli regalato un sorriso.
Purtroppo viviamo in un mondo dove molti individui cercano di approfittare della buona fede altrui. Per questo, siamo tutti un po’ sulla difensiva.”