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Il dono in guerra, omaggio ai caduti

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Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nessuno avrebbe immaginato una tragedia di tali proporzioni.

Un’intera generazione perse la vita, dopo essere stata costretta a combattere senza armi, protezioni e un minimo di addestramento.

L’unico rifugio era la trincea, l’unica salvezza gli ospedali da campo dove, nella speranza di salvare il maggior numero di giovani, medici ed infermieri tentavano nuove, a volte rischiose, soluzioni mediche.

L’importanza dell’infusione del sangue perso era già ben chiara, ma le condizioni igieniche, i tempi stretti e le attrezzature ancora rudimentali, non aiutavano.

La trasfusione avveniva fra un donatore, scelto fra i feriti meno gravi, ed il ricevente, ma la verifica dei gruppi sanguigni, benché già conosciuta (la scoperta risale al 1900 con Karl Landsteiner), era pressoché impossibile.