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Del Sant’Antonio Abate resterà soltanto il Boito

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La prealpina, 25 ottobre 2022, di Elisa Ranzetta

“Avanti con l’ipotesi di concentrare nel padiglione Boito tutto quello che resterà in via pastori. Era stata questa, lo scorso maggio, la proposta avanzata dall’ASST Valle Olona per il riuso sanitario dell’attuale sedime dell’ospedale sant’Antonio Abate, una volta che verrà aperto il nuovo polo medico d’eccellenza previsto a Beata Giuliana.”

Intanto per il futuro dell’attuale nosocomio di Gallarate, l’azienda sociosanitaria territoriale conferma la propria linea, nonostante i dubbi sollevati dalle forze politiche cittadine di fronte all’idea di concentrare i servizi sanitari che rimarranno nell’ala storica del complesso ospedaliero.

“Quell’area deve essere mantenuta, non può essere alienata” ribadisce ora Marina Dell’Acqua, direttore socio-sanitario dell’azienda “non riteniamo di utilizzare altre strutture”

Apertura invece nella direzione di trovare spazi adeguati per i donatori di sangue, che dalla scorsa primavera sono sul chi va là perché già oggi i locali a disposizione faticano a rispondere alle esigenze dell’Avis, mentre “si stanno definendo gli incontri per gli accordi di programma”.

Troppo piccolo, troppo vecchio, con troppi pochi servizi rispetto a quelli attesi. Ecco le critiche che sono arrivate la scorsa primavera al piano si Asst per il Boito. Ma al momento resta il piano. A ospedale unico aperto e funzionante, l’azienda conta di lasciarvi la Neuropsichiatria infantile e le attività legate alla salute mentale.

Di sopra, spazio per le associazioni e un ospedale di comunità “possibile e probabile, perché le pianificazioni di oggi devono guardare avanti almeno cinque anni, quindi “è possibile che strada facendo rientrino altre ipotesi”. Tra le altre opzioni la possibilità di insediare attività Ats.

Quanto al resto, per Asst è “un’ampia zona dove il comune potrà fare progetti”. Quali, ribadisce Dell’Acqua, non spetta all’azienda dirlo.

“Non possiamo, ad esempio, fare noi una RSA. Siamo completamente d’accordo nel tenere in considerazione la necessità della popolazione anziana, ma dovrebbe farlo un altro soggetto. Le osservazioni avanzate in commissione non sono tutte di nostra competenza”.

Per chi non lo sapesse abbiamo indagato un po’ sulla storia di questo antico padiglione opera di Camillo Boito.

La scelta di commissionare il progetto all’architetto maturò dopo aver scoperto le sue abilità nella cappella funeraria della famiglia ponti al cimitero di Gallarate.

L’edificio è caratterizzato da una sequenza modulare di archi su pilastri (a tutto sesto al piano terra e a sesto ribassato al primo piano), elementi che contraddistinguono anche la decorazione (trifore e archetti in corrispondenza degli sgocciolatoi) contrapposta al linearismo significativamente marcato dalla bicromia dei materiali costruttivi (mattoni e pietra bianca).