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All’origine del sangue

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La cultura medioevale

Nel medioevo nessuno poteva immaginarsi che il sangue circolasse all’interno del corpo come oggi sappiamo: si discuteva dell’elemento come un prodotto del cibo che, in varie parti del corpo, subiva le quattro digestiones.

Testimonianza di queste teorie le troviamo nel testo persiano Qānūn fī l-ṭibb (circa anno 1000) divenuto, fino al 1700, uno dei più importanti testi medici tradotto con il titolo Liber canonis medicinae.

All’interno dello stomaco, come aveva iniziato a supporre il greco Galeno, un particolare meccanismo, generava il sangue che, dopo essere transitato nel fegato per diventare sangue perfetto, confluiva al cuore privo di superfluità acquose.

Nel cuore, ma soprattutto arrivando al cervello, si arricchiva dell’essenza dell’anima: era la terza digestio a cui seguiva un percorso nelle membra con cui si selezionavano le parti più elette che, nella quarta digestio, giungeranno alle membra radicalia (genitali) per donare, in forma di liquido seminale, intelletto e virtù alle generazioni successive.

San Tommaso d’Aquino parlerà di questo processo nella sua Summa Theologica: “(sanguis) qui digestione quadam est praeparatus ad conceptum, quasi purior et perfectior alio sanguine”.

Ad oggi possiamo affermare che, nonostante la fantasia sulla sua origine e ciclo vitale, il sangue era, per l’uomo del medioevo, già qualcosa di prezioso, simbolo di virtù e, soprattutto, di vita!