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I fratelli Grimm: quando la fiaba incontra il sangue

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Quando pensiamo alle fiabe, immediatamente cadiamo nelle profondità della nostra immaginazione, persi nelle lussuose stanze di enormi castelli, immersi tra inimmaginabili tesori e travolti da avventure con protagonisti orchi, fate e giganti.

Questo mondo magico, in realtà, ha origini tutt’altro che “a lieto fine”, poiché molte tra le fiabe più note (Cappuccetto rosso, Biancaneve, Cenerentola) nascono dalle penne di Jacob e Wilheman Grimm che con grande volontà raccolsero in un libro tutte le storie che si tramandavano oralmente da secoli.

Il libro si intitolava “Fiabe del focolare” e, a differenza delle fiabe che oggi ci immaginiamo (per merito delle reinterpretazioni di Walt Disney), negli scritti dei fratelli Grimm era tutto più macabro e spesso con un noto protagonista: il sangue.

Si può immaginare Il sodalizio tra fiabe e sangue, in grandi pozze del prezioso elemento versato, magari dopo che le sorellastre di Cenerentola si tagliarono un dito per indossare la scarpetta di cristallo, oppure a seguito del terribile gesto di un re per ridar vita al fedele Giovanni.

Il sangue, lungo queste antiche pagine, diventa anche uno strumento descrittivo, per tratteggiare ritratti come quello di Biancaneve: …dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve